MOIE

cittadina della media valle del fiume Esino (Marche)

 

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Fotografie di Moie

(foto di Daniele Guerro)

Moie

 Panorama della cittadina di Moie

 

 Abbazia Benedettina di Santa Maria di Moie

 Abbazia Benedettina di Santa Maria di Moie

 

Madonna della Misericordia patrona di Moie

 Abbazia benedettina di Santa Maria di Moie: Madonna della Misericordia patrona di Moie

 

Antica fornace di Moie

 Antica fornace di Moie

 

Vigneti Moie

 Vigneti di Moie

 
 

Moie, cittadina con circa 5.500 abitanti è situata nella media valle del fiume Esino. Terra ricca di tradizione che si coniuga con la passione di una popolazione legata ancora alle sue origini.
La Storia:
L'origine dell'insediamento è legato alla bonifica e alla colonizzazione del fondovalle, cui diedero il primo impulso i monaci che fondarono l'abbazia di S. Maria.
L'abbazia emblema di Moie, era ubicata in mezzo alla selva detta Santa, al margine della riva sinistra dell'Esino, con la tipica moja (zona paludosa) da cui il nome dell'abbazia stessa e successivamente del centro abitato. Altra testimonianza della località era il Castrum Mollearum, posto nei pressi dell'abbazia, ma del quale non resta nessuna traccia.
Cenni storici:
Situata sulla riva sinistra del fiume Esino e lungo l’antica via Flanbenga, l’abbazia di Santa Maria delle Moie fu probabilmente fondata all’inizio del sec.X1 dalla famiglia Attoni-Alberici –Gozoni come monastero privato. Sorta in mezzo a una vasta selva, l’abbazia costituì il centro di rinascita della zona .L’abbazia si trovava in pianura nei pressi di una antica zona paludosa che si estendeva lungo l’Esino chiamata molie da cui derivò il nome: in un documento del 1219 viene infatti chiamata Molie S. Mariae plani, con riferimento anche alla zona pianeggiante in cui era dislocata. L’abbazia confinava con una zona boscosa indicata come Silva Carpineta; non lontano si trovava un ponte che consentiva il passaggio sulla riva destra del fiume Esino. Nei secoli X1-X11 ricevette numerose donazioni: dal catasto del 1295 risulta che Santa Maria delle Moie possedeva una superficie di circa centosessantacinque ettari e quattro mulini. La potenza del monastero benedettino crebbe comunque nel sec. XV quando raggiunse un’estensione di quattrocentoventotto ettari. La chiesa fu restaurata nel 1524: lo testimonia una lapide sulla facciata occidentale. Il restauro fu forse motivato dal cattivo stato delle torri medievali e comportò la trasformazione della parte superiore del corpo occidentale, dove venne collocata l’abitazione del sacerdote. Al 1524 risale anche l’attuale campanile. Nel 1600 il vescovo diocesano Marco Agrippa Dandini elevò parrocchia la chiesa di Santa Maria delle Moie.


 

L’Abbazia Romanica di Santa Maria delle Moie Perla del romanico delle Marche
La struttura.
La chiesa è composta da pietre squadrate di arenaria giallastra. All’interno è sorretta da quattro pilastri e articolata in tre navate, divise in tre campate :la navata mediana è sopraelevata e leggermente cuspidata. A oriente tutte le navate terminano con un’abside semicircolare. Da questo lato le absidi, che si differenziano per altezza e profondità ,evidenziano la forma basilicale della chiesa. Due sono invece le absidi che sporgono verso l’esterno nel lato nord, decorate ,come il cornicione ,con gli archetti pensili in travertino bianco, in parte sostenuti da coppie di lesene semicilindriche coronate da piccoli capitelli senza decorazione. Prima di entrare in chiesa è posto un atrio, di pianta quadrata e coperto a crociera fiancheggiato da due ambienti dalla pianta analoga, il sinistro dei quali accoglie una scala a chiocciola. Il portale presenta una strombatura a colonne gradinate ed è decorato con intrecci di foglie e fiori.
Elementi storico-artistici.
Gli elementi più interessanti della chiesa di Santa Maria sono le absidi e soprattutto la pianta (mt.15x15 c.ca) che, basata sui quattro pilastri interni isolati, ricorda non tanto modelli bizantini quanto gli edifici triconchi paleocristiani e a pianta quadrata a croce greca iscritta altomedievali, diffusi in Italia e raccordati per la prima volta architettonicamente tra loro a San Claudio al Chienti. Le caratteristiche dell’alzato di Santa Maria delle Moie, a navata centrale a volte a botte acuta di poco più elevata delle laterali, e la facciata a doppia torre hanno importanti precedenti nelle Marche. Per quanto riguarda la tipologia il riferimento principale è la chiesa abbaziale di Santa Maria di Portonovo di Ancona. Per quanto riguarda la facciata, che originariamente era a doppia torre, precedenti illustri in Italia sono la Cattedrale di Bobbio e San Giovanni a Como dove, come a Moie, la campata d’ingresso che si trova fra le due torri viene combinata con un matroneo. La chiesa è dedicata alla natività di Maria e un quadro di tale soggetto ornava l’altare maggiore.

 

L'antica fornace di Moie
Un'opera di archeologia industriale presente nella cittadina di Moie.
La fornace è tornata a rivivere come centro di incontro comunitario attraverso nuove progettualità. Vari sono i luoghi di aggregazione all'interno dell'area complessiva: biblioteca, caffè letterario, informa-giovani, sala Joyce Lussu, Gruppo Solidarietà con annesso Centro Documentazione. Tutti questi spazi vivono sotto lo stesso comune multiplo denominatore eFFeMMe23,che è l'acronimo di Fornace Moie, mentre 23 fa riferimento al 1923,l'anno in cui la fornace viene dotata del forno Hoffmann .La Fornace da laterizi cessata ogni attività nel 1974 ed entrata per lascito tra le pubbliche proprietà ha subito, dopo un lungo iter burocratico e progettuale, un restauro conclusosi nel 2007 diventando un chiaro esempio di recupero di archeologia industriale. La sua trasformazione in Biblioteca con servizi plurimi è ormai un frequentato e ricercato polo culturale. L'aver mantenuto le volumetrie, la ciminiera ed il Forno Hoffmann del 1923,ne fa un luogo storico che perpetua il legame della storia sociale del luogo con i nuovi ruoli culturali che questo spazio offre alla popolazione e alle nuove generazioni.
 

 
 
   
 
 
   
 

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Tutte le foto inserite in questa pagina sono state scattate da Daniele Guerro.

 
 
 
 
 
 
 
 

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